Perché tutte le immagini portano scritto “più in là”
Possiamo dire, senz’ombra di dubbio, che la vita di noi tutti è accompagnata, scandita e, a volte, determinata, dagli incontri con le persone e i fatti con cui abbiamo condiviso e condividiamo la nostra quotidianità. Alcuni di questi sono tanto sfuggevoli o banali, altri ci affiancano con paterna benevolenza lungo tutta la vita o ci portano tanta sofferenza da non poter quasi vedere oltre; altri ancora, che spesso hanno la durata di una parola o di uno sguardo, sono quelli che ci fanno sussultare nel profondo, portandoci a ri-scoprire e ri-conoscere quella “voce del cuore”, luogo in cui abbiamo sentito, un tempo, di essere amati e voluti e al quale desideriamo tornare e dove il mio vero io si riscopre in unità con tutto e con tutti. Nasce allora, inevitabilmente, se prendiamo sul serio quel “sussulto”, una nuova socialità, un nuovo modo di rapportarsi all’altro, di dialogare, di essere insieme, perché nell’altro ritrovo quella stessa mia umanità, che prevale su ogni merito, simpatia, capacità, condizione economica o sociale.
Ecco, il calendario di ISI 2020 vuole presentare luoghi ed esperienze nel mondo in cui abbiamo toccato con mano questa nuova socialità, la stessa che ci ha portato a modificare anche il nostro metodo di lavoro. Infatti, quest’anno, le frasi che accompagnano le fotografie sono frutto del lavoro comune di tanti, tenendo presente quell’unità che si sviluppa anche in una differenza di culture, di lingue, di tradizioni, di storie; tutti cerchiamo la risposta provocata da quel “sussulto” e davanti a questa non possiamo che mettere da parte individualismo, differenze e pregiudizi e lavorare insieme!
Il nostro calendario vuole essere il prodotto di questo lavoro comune e quindi, coscienti di questa necessità di struggimento l’uno per l’altro, cerchiamo ancora e insieme di portare il nostro contributo al lavoro comune.